venerdì, dicembre 08, 2006

DUDEN Barbara; Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull'abuso del concetto di vita

Le certezze su cui basiamo le nostre decisioni hanno sempre avuto lo stesso significato nel corso della storia?
Partendo da quest'interessante interrogativo l'autrice decide di scoprire come la rappresentazione che le donne hanno del proprio corpo sia cambiato nella storia e quanto sia stato influenzato dalle scoperte della medicina e della tecnica. Con la precisione tipica di chi fa lo storico di professione l'autrice tenta di scrivere una storia del corpo femminile avvalendosi di tutti gli strumenti dello storico, dell'antropologo e dello scienziato che guarda al mondo con curiosità e disincanto.
Dopo aver analizzato a fondo il mutare del idea che le donne hanno del proprio corpo la Duden passa ad analizzare come sia cambiato il concetto della gravidanza dal tempo in cui era l'annuncio (di una senzazione tutta femminile) del primo movimento del bambino, ad oggi che è qualcosa di annunciato da un test chimico. Similmente è cambiato il signigicato del bambino atteso passato dall'essere un ente nascosto, appartenente al mondo dell'invisibile, ad una presenza in qualche modo estranea alla madre (anzi all'ambiente di crescita) che può dunque scomparire come accade nelle rappresentazione del feto usate dai cosidetti movimenti 'pro-vita'.
Ed è questo il collegamento che porta ad esaminare anche quanto sia cambiato il concetto di vita che ha subito una sacralizzazione simile a quella del feto.
Questo libro pubblicato nel 1991 in Germania e per la prima volta nel 1994 in Italia ci consente di affrontare argomenti non semplici con lo sguardo distaccato che permette di ragionare senza farsi travolgere dalle emozioni.


Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull'abuso del concetto di vita
Duden Barbara
136 p., € 10,20
Bollati Boringhieri, 2003 (2')
ISBN: 88-339-0844-5


Voto: 5/5

venerdì, dicembre 01, 2006

SIMONE Raffaele, La terza fase

In quest'ottimo saggio l'autore riflette e ci fa riflettere sui cambiamenti culturali e cognitivi indotti dalle nuove tecnologie.
Simone analizza sia le modalità sensoriali dei vari modi di trasmettere informazioni, sia quanto questo influenzi il messaggio che si può trasmettere.
Per compiere quest'analisi l'autore trova importante introdurre il concetto di "visione testuale", e differenziare questo tipo di visione che consente di acquisire dati dalla scrittura da altri tipi di capacità visiva sopratutto osservando che non è una facoltà innata ma bensì un'abilità che si acquista con fatica, ma che favorisce l'utilizzo e lo sviluppo di quella che l'autore chiama "intelligenza sequenziale" contrapposta alla cosidetta "intelligenza simultanea".
Viene dunque confrontata la scrittura con il video individuandone le differenze salienti sia per quanto riguarda le possibilità di fruizione che per quanto attiene il tipo d'influenza che esercitano sul tipo d'informazioni comunicabili. Ci s'interroga quindi su quali siano i modi di conservare e tramandare la conoscenza.
Si arriva infine alla contrapposizione tra cultura analitica-proposizionale e cultura fusionale-nonproposizionale, con un'approfondita analisi sulla natura del testo (dalla sua natura aperta nelle culture orali, alla natura chiusa degli ultimi due secoli fino ad un probabile ritorno alla natura aperta del testo per la stessa natura del mezzo di produzione del testo attualmente più usato ovvero il computer).
Simone non ha la pretesa di affermare con sicurezza se i nuovi stili cognitivi siano un bene o un male, ma sicuramente solleva dei forti dubbi sulla capacità di alcuni stili cognitivi nel continuare a comprendere, tramandare e conservare i nostri saperi più complessi.
Un lettura indispensabile per chi si occupa di conoscenza, di linguaggi (nuovi ed antichi, ma anche generazionali), della diffusione della lettura e voglia avere nuove prospettive sui vari modi di fare "testo" (ovvero di raccontare una storia).
Ma sopratutto una lettura indispensabile per chi si occupa di scuola e formazione e si trova davanti stili cognitivi spesso incomprensibili, dalla riflessione possono nascere nuove strategie comunicative e nuovi filoni di ricerca.
Per tutti questo libro rappresenta un momento di necessaria riflessione su quanto le tecnologie (e anche la scrittura e la stessa voce lo sono) influenzano il tipo di conoscenze che si possono tramandare e la faciltà con cui si possono conservare.

La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo
Simone Raffaele
XVI-152 p., brossura, € 7,50
Laterza, 2006 (3ed.)
ISBN: 88-420-6566-8

Voto: 5/5


NOTA: personalmente trovo che il rischio più grande sia quello di perdere la capacità di capire il senso della conoscenza tramandata, non basta sapere fatti isolati per fare conoscenza, bisogna anche saperli analizzare e legare tra loro, a questo proposito segnalo anche "La rivoluzione dimenticata"